venerdì 28 giugno 2013

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[precede] cassa il fatto che bisessuali e transgender non hanno alcun riconoscimento legale o diritto in Israele (al contrario di gay e lesbiche), inoltre cancella e silenzia la violenza intracomunitaria contro di noi - perpetrata non solo perché siamo bisessuali e transgender, ma anche per l'ampio coinvolgimento delle nostre comunità di attivisti nella lotta contro l'occupazione. [3]

Quest'articolo consiste di una sequenza di storie dalla mia storia personale come attivista. [4] La ragione per cui ho scelto di narrare questa storia dalla mia peculiare prospettiva anziché prendere la più 'dignitosa' posizione di una ricercatrice accademica è triplice. Primo, raccontando la storia dal mio personale punto di vista, io disconosco una narrativa dominante, unificata ed unica. Mentre gli eventi che descrivo sono certamente esistiti nello spazio pubblico (e ne sono stati influenzati), io riconosco comunque che alcune persone possono aver esperito gli eventi che descrivo in modi diversi dai miei. Diverse persone hanno inoltre dato diverse interpretazioni ai significati dei medesimi eventi, tra cui interpretazioni diverse dalla mia. Le esperienze e le opinioni variano, e sari riluttante a rivendicare la mia come quella definitiva.

Secondo, dacché viviamo in un mondo patriarcale e maschilista, tutti quanti impariamo ad apprezzare alcuni valori più degli altri: l'obbiettività più della soggettività, l'universale più del personale, il razionale più dell'emozionale. I valori associati con la mascolinità sono socialmente ricompensati con il rispetto, la dignità e lo status, e si dà loro più importanza (dentro e fuori dall'accademia). D'altro canto, i valori associati alla femminilità sono percepiti come manchevoli, indegni e talvolta pure inadatti. Infatti, nell'educata società "occidentale", si disapprova spesso il parlare dei propri sentimenti o della propria vita personale. Certo, questi valori hanno anche una valenza razziale: i primi valori, i mascolini, sono spesso legati alla bianchezza ed all''occidentalità', ed i secondi quelli femminini, alla 'razza' ed alla 'terzomondialità'. È perciò il mio intento sovvertire questi valori usando una narrazione personale ed una scrittura emozionale. Con questo intendo suggerire che le emozioni, la soggettività e le prospettive personali sono centrali per le nostre esperienze come persone e dovrebbero essere rispettate come cruciali per la nostra comprensione del mondo. Sento che rivendicare uno spazio ed incorporare questi valori nel mio scritto sia un atto politico di sovversione femminista ed antirazzista.

Terzo, narrare la storia con i miei occhi porta alla mia comprensione che, come noi femministe amiamo dire, il personale è politico. In questo, non intendo solo dire che le circostanze 'esterne' foggiano e spesso determinano le nostre esperienze vissute, né intendo solo dire che le esperienze nelle nostre vite hanno significati politici - intendo anche suggerire che per molti di noi, che dedichiamo le nostre vite all'attivismo - la separazione tra il 'personale' ed il 'politico', il 'privato' ed il 'pubblico' - è praticamente inesistente. Soffrire violenza fisica da parte della polizia più o meno personale che soffrire violenza a casa? I nostri amici ed amanti toccano i nostri sentimenti più profondamente a letto anziché per strada? La lotta contro le nostre famiglie, i nostri insegnanti ed i nostri pari è più o meno dolorosa, più o meno appassionata, più o meno intima della lotta contro il sistema, il governo e l'eteropatriarcato? Gli attivisti [segue]

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