lunedì 12 agosto 2013

Pagina 55/57

[precede] il successo del movimento contro l'occupazione. Voglio vedere una società basata sulla liberazione, sulla libertà e la solidarietà piuttosto che sulla guerra, il razzismo e l'apartheid. Voglio vedere la caduta del governo. Voglio vedere la caduta dello stato. Voglio vedere la caduta del capitalismo, del patriarcato, del razzismo e dell'LGBT-fobia. Vedo tutte queste cose parti  inseparabili della mia  lotta contro lo stato, contro il governo e contro l'occupazione. Voglio vedere la rivoluzione, e respirare l'aria del giorno dopo e lavorare alla creazione della società in cui tutti vogliamo vivere.

In quest'articolo ho tentato di descrivere alcuni degli inizi di questi  processi di cui sono felice di essere parte. Il resto della storia rimane da scrivere, e saremo noi a progettare i cambiamenti che vedremo. Intendo continuare a camminare su questa via, continuare a spingere per il cambiamento e continuare a credere nella trasformazione. Spero che vi uniate con me a questa lotta.

FINE

Pagina 54/57

[precede] La comunità bisessuale in Israele continua a crescere e ad attraversare processi e cambiamenti. Mentre io stavo lavorando su quest'articolo, dopo 2 anni di lavoro è stata pubblicata la primissima zine bisessuale in Israele da Panorama. La zine contiene testi di membri della comunità locale che riflettono sulla bisessualità, l'identità bisessuale, il desiderio bisessuale, la bifobia e molte altre questioni [Nota 58]. Nella settimana successiva alla sua pubblicazione, abbiamo venduto un significativo numero di copie e ricevuto molte risposte positive. Le nostre prossime due azioni significative in programma sono l'apertura di un gruppo di autocoscienza bisessuale, e la cura di una mostra d'arte bisessuale insieme con l'organizzazione Sei Colori. Il gruppo di autocoscienza sarà organizzato da Lilach Ben-David e me stessa, e si ispirerà alle tecniche ed alle comprensioni del movimento femminista. Speriamo che il gruppo aiuti ad unirsi i membri della comunità, crei maggiore consapevolezza e serva come seme di azioni future. La mostra d'arte sarà la prima del genere in Israele, concentrandosi sulla bisessualità e su argomenti ad essa collegati, dopo essere stata prima contemplata nel primo incontro di Panorama ed infine ora diventando realtà viva. Inoltre, un comitato organizzativo per un congresso bisessuale israeliano ora sta partendo all'interno di Panorama, sperando di organizzarne uno in tempo per la prossima Giornata della Visibilità Bi. Queste tre cose sono n programma nei prossimi mesi e saranno certamente importanti ed eccitanti.

Nel lungo periodo, quello che spero di vedere nel movimento bisessuale non è meno di una rivoluzione. Con questo intendo dire che io vedo la lotta bisessuale non aneddotica ed ad hoc, ma diretta ad un cambiamento su larga scala nella società e nella cultura. Spero di vedere maggiore visibilità per la bisessualità in ogni e qualsiasi sfera pubblica - dentro e fuori la comunità LGBTQ; spero di vedere non soltanto azioni, ma anche campagne a lungo termine che nascono da Panorama; voglio vedere un'espansione del movimento ed un completamento del suo pieno potenziale. Voglio vedere più gruppi bisessuali e più organizzazioni. Voglio vedere più gente attiva, più gente che inizia e crea, voglio vedere la condivisione della conoscenza, delle abilità e della storia. Voglio vedere la cultura bisessuale, l'arte bisessuale, la letteratura bisessuale, la poesia bisessuale, il cinema bisessuale, la ricerca e l'accademia bisessuale. Voglio vedere una radicalizzazione della bisessualità, della comunità bisessuale e dei significati sociali bisesuali - non solo in Israele, ma in tutto il mondo. Voglio porre la bisessualità proprio lì, in prima linea, insieme con il femminismo, l'anarchia, il lesbismo ed il transgenderismo. Per crare un movimento davvero forte e sovversivo. Per lavorare solidalmente con altri gruppi, per non perdere mai di vista l'oppressione degli altri e le intricate realtà di tutte le nostre vite, per continuare con la nostra lotta, spalla a spalla, finché ognuno di noi è libero. La strada che ci porta qui potrebbe non essere corta, né facile, ma oggi si posano le fondamenta. Spero che nella mia vita io sia capace di vedere i cambiamenti che intendo creare.

Anche il movimento BDS si sta espandendo e sta testimoniando un grande successo e popolarità in molti paesi e gruppi di tutto il mondo. Vorrei vedere [segue]

Nota 58/58

Vedi Eisner (2011a). Per una copia digitale (in ebraico), mandami una mail.

Pagina 53/57

[precede] rosa. Prestissimo iniziammo ad aprire il palco per i discorsi, che comprendevano argomenti come la bisessualità, le questioni transgender, l’essere Mizrahi, l’essere religiosi, la disabilità, i diritti animali, il femminismo, lo stupro e la violenza sessuale (dentro e fuori dalla comunità), il BDSM, gli alleati e la solidarietà, ed anche critiche della nostra decisione di marciare separate dal Comune anziché come un blocco radicale dentro il corteo municipale. Abbiamo avuto anche due spettacoli – l’improvvisazione di un drag king ed una canzone dal vivo. Dei 13 oratori sul palco, sei erano bisessuali, sei transgender o genderqueer, e circa altrettanti Mizrahi (con diverse intersezioni, ovviamente) – questa era tutta la diversità che avrei mai potuto sperare di avere, proprio lì e senza forzature. Per coloro che volevano prendersi una pausa dal corteo e dai discorsi, c’era un chiosco di cibo gratis vegano che non aspettava che di nutrirci. Un volontario del (vicino) centro LGBT ci portò inoltre delle bottiglie d’acqua, che furono una vera benedizione nel caldo del pomeriggio.

Il corteo radicale del Pride fu un enorme successo – oltre le nostre attese per quantità e qualità – e fu certamente una delle migliori azioni che io ebbi il privilegio di organizzare e parteciparvi. La marcia può non essere stata perfetta, e certo c’è molto per noi da migliorare il prossimo anno – ma sono tornata a casa sentendomi felice, energica e soddisfatta. Questo era proprio il tipo di evento che speravo di creare!

ED ORA? CONCLUSIONI E RIFLESSIONI


Raccontando la mia storia di attivista, spero di essere riuscita a sfidare, sovvertire, e creare alternative ai modi in cui molti di noi viene insegnato a pensare all’attivismo, alla politica, alla storia ed alle nostre vite. Mentre ci viene insegnato di separare e dividere, la mia storia ha cercato di collegare ed unificare. Il personale, il politico, il globale, il locale, il generale, il particolare; la bisessualità, la guerra, il conflitto, la solidarietà, il transgenderismo, il femminismo; l’emozione, il dolore, la solidarietà, l’amicizia, l’isolamento, la lotta, il collegamento, la gioia e molto molto altro: le nostre vite ed esperienze sono intrecciate con una molteplicità che non si può e non si deve frammentare.

Credo che la mia posizione come persona bisessuale ed attivista bisessuale sia stata anche centrale da questo punto di vista. Si è detto che la bisessualità consente diverse prospettive e diverse temporalità – tutte cose capaci di contenere difficoltà, contraddizioni e complessità. È questo punto di vista epistemologicamente bisessuale che consente alla mia storia di unificare queste molteplicità e complessità [Nota 57].

Raccontando la mia storia, spero di aver raccontato anche la storia di una comunità – o due, o tre; un frammento della storia di un paese e di storia locale; ed una storia personale che può risuonare con l’esperienza delle altre persone. Spero anche di aver dato vita a nuove prospettive, diverse ideologie e metodi attivistici, e che io sia riuscita a rendere alcuni lettori curiosi di leggere di più su tutte queste cose che non potevo includere in quest’opera. [segue]

Nota 57/58

Per saperne di più sulle temporalità bisessuali, vedi Ku (2010). Notate che questo non vuol dire che solo le persone bisessuali possono avere queste prospettive, o che tutti i bisessuali “naturalmente” hanno questa prospettiva.

Pagina 52/57

[precede] diritto alla libertà di espressione erano varie: sostenevano che il corteo municipale era inclusivo di tutti i gruppi di “gay e lesbiche” (appunto, appunto!); sostenevano che garantire la sicurezza del nostro corteo avrebbe esatto troppi poliziotti (eppure l’anno prima non sembrava che avessero avuto dei problemi a proteggere tre diversi cortei allo stesso tempo); sostenevano che avremmo potuto creare dei problemi al traffico (ma le strade su cui volevamo marciar erano comunque chiuse per il corteo municipale); ed infine, ci offrirono la grazia di camminare a 10 minuti di distanza dal corteo municipale – una cosa per la quale non ci voleva comunque alcun permesso ufficiale. Sapevamo che la vera ragione aveva a che fare più con l’egemonia ed il denaro che con una qualsiasi delle loro scuse: poiché il corteo municipale è definito come evento culturale anziché come dimostrazione, tocca al Comune pagare le spese della sicurezza. Poiché però il corteo radicale era definito come una dimostrazione, la polizia avrebbe dovuto pagare di tasca sua le spese della sicurezza. Semplicemente, il corteo municipale era un profitto per la polizia, la marcia radicale una perdita. Le priorità erano ovvie. Annunciammo che, a causa del rifiuto della polizia, avremmo tenuto una veglia di protesta all’incrocio in cui il corteo sarebbe dovuto cominciare.

Quando arrivò il giorno del corteo, ci riunimmo all’incrocio, per la veglia di protesta che avevamo pianificato. C’erano tante persone, che portavano vari cartelli e bandiere, e per un po’ sembrava che noi avremmo avuto la veglia che avevamo in programma. Però, all’ultimo minuto cambiammo programma, decidendo di tenere il corteo comunque – e cominciammo a marciare. Anche se non avevamo l’approvazione della polizia, nessuno venne a fermarci. Senza violenza né arresti, continuammo a marciare insieme per la strada, e per tutto l’itinerario programmato, sorprendendo i passanti ed i residenti mentre procedevamo. Ricordo il momento in cui mi sono girata ed ho visto centinaia di persone marciare dietro di me, stupita dalla massa e dal successo della nostra azione.

La Marcia comprendeva molte persone e gruppi: la banda di tamburini anarchici Kasamba ci dava rumore e visibilità; il gruppo Esercito dei Clown, che camminava sulle stampelle e portava segni contro l’occupazione, aggiungeva un elemento di umorismo politico; il blocco anarchico ci aiutava con il loro megafono e slogan; in tutta la Marcia si vedevano bandiere bisessuali, creando una notevole visibilità bisessuale, e così pure per le bandiere transgender; si vedevano anche bandiere BDSM; e senza dubbio, il più grande blocco nel nostro corteo fu il blocco mizrahi, che portava dei cartelli sulle identità mizrahi queer ed accresceva la coscienza delle questioni mizrahi. Vedere tutte queste persone, i vari blocchi, e quest’immensa diversità fu incredibilmente potenziante e rincuorante per me.

Arrivammo al Parco Meir, dove era partito il corteo municipale, ed immediatamente ci impossessammo del palco vuoto che si erano lasciati indietro. Lilach ed io balzammo sul palco e lo ornammo con bandiere bisessuali e transgender. Prestissimo furono aggiunte altre bandiere, ed oltre alle bandiere bi e trans, il nostro palco portava anche bandiere BDSM, anarchiche, palestinesi, del Pride – e pure un ombrello [segue]

Pagina 51/57

[precede] strada, insieme con il corteo comunale ed il suo commercio, rumore, cancellazione e pinkwashing, noi decidemmo di girare a sinistra – in senso sia fisico che simbolico. Incoraggiammo diversi gruppi a marciare insieme con noi e pianificammo pure di avere un palco aperto per i discorsi.

Un’altra cosa che facemmo fu una controcampagna al comune. Quest’anno il tema del corteo comunale era “Vale la pena essere gay”, così cancellando ancora l’oppressione contro molti gruppi nella comunità e facendo il pinkwashing all’immagine di Tel Aviv per attirare i ricchi turisti maschi gay bianchi. La campagna del comune includeva molti fotoritratti di celebrità e figure pubbliche bianche maschie gay cis, con alcune lesbiche pro forma, e solo due bisessuali e due transgender – che nessuno avrebbe però potuto identificare come tali a causa del titolo di ‘gay’ – e perciò venivano tutti presunti gay o lesbiche da chiunque non li conoscesse personalmente. Noi definimmo la nostra controcampagna “Vale per chi?”, e cercammo di mettere in discussione la nozione che essere LGBTQ nella nostra società – ed a Tel Aviv – era un’esistenza senza problemi, con privilegi e valore riconosciuti. Noi contattammo vari attivisti della comunità e chiedemmo loro delle foto e dei brevi scritti sulla loro esperienza come LGBTQ, formando così un complesso mosaico di identità, esperienze, oppressione e potenziamento. Questa campagna girò su Facebook e fu un enorme successo, ricevendo dei gran giudizi positivi ed attirando ancora più gente alla nostra marcia (anche oltre la nostra audience naturale, la comunità radical queer).

La campagna ed il nostro corteo ebbero un ulteriore effetto importante sulla comunità: per la prima volta in assoluto, i funzionari del comune si rivolsero a noi per avere un rappresentante della comunità bisessuale, un cambiamento benvenuto, dacché ci eravamo abituati ad essere noi a rivolgerci a loro ed a premere su di loro ogni anno. Ma il modo in cui accadde fu meno che piacevole: appena 5 giorni prima del corteo, Yaniv Waizman emise un appello rivolto all’intera sua mailing list, sostenendo che per la ‘mancanza di cooperazione’ da parte delle comunità bisessuali e transgender, il comune aveva incontrato ‘grande difficoltà’ a procurarsi degli oratori per entrambe, e richiedeva che gliene fossero raccomandati. Inutile dire che questa era la prima volta che gli organizzatori del corteo municipale si erano presi la briga di rivolgersi ad una od all’altra delle due comunità. Ad onta di ciò, si trovò rapidamente un oratore bisessuale, e fummo orgogliosamente rappresentati da Alon Zivony. Il comune aveva inoltre trovato un oratore che per caso era transgender, ma aveva chiesto di parlare come educatrice. Ad onta della sua richiesta, lei fu però designata dal comune come la rappresentante della comunità transgender. Per fortuna, lei infine parlò dal palco delle questioni transgender. Però il comportamento del comune significava che se lei avesse davvero parlato solo come educatrice, la voce dei tansgender sarebbe stata virtualmente azzittita, dacché nessun altro sarebbe stato lì a rappresentarla.

Mancavano solo 2 giorni al nostro corteo radicale, quando la polizia decise di notificarci che rifiutava di approvarla. Le loro scuse per denegarci il nostro [segue]