lunedì 12 agosto 2013

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[precede] diritto alla libertà di espressione erano varie: sostenevano che il corteo municipale era inclusivo di tutti i gruppi di “gay e lesbiche” (appunto, appunto!); sostenevano che garantire la sicurezza del nostro corteo avrebbe esatto troppi poliziotti (eppure l’anno prima non sembrava che avessero avuto dei problemi a proteggere tre diversi cortei allo stesso tempo); sostenevano che avremmo potuto creare dei problemi al traffico (ma le strade su cui volevamo marciar erano comunque chiuse per il corteo municipale); ed infine, ci offrirono la grazia di camminare a 10 minuti di distanza dal corteo municipale – una cosa per la quale non ci voleva comunque alcun permesso ufficiale. Sapevamo che la vera ragione aveva a che fare più con l’egemonia ed il denaro che con una qualsiasi delle loro scuse: poiché il corteo municipale è definito come evento culturale anziché come dimostrazione, tocca al Comune pagare le spese della sicurezza. Poiché però il corteo radicale era definito come una dimostrazione, la polizia avrebbe dovuto pagare di tasca sua le spese della sicurezza. Semplicemente, il corteo municipale era un profitto per la polizia, la marcia radicale una perdita. Le priorità erano ovvie. Annunciammo che, a causa del rifiuto della polizia, avremmo tenuto una veglia di protesta all’incrocio in cui il corteo sarebbe dovuto cominciare.

Quando arrivò il giorno del corteo, ci riunimmo all’incrocio, per la veglia di protesta che avevamo pianificato. C’erano tante persone, che portavano vari cartelli e bandiere, e per un po’ sembrava che noi avremmo avuto la veglia che avevamo in programma. Però, all’ultimo minuto cambiammo programma, decidendo di tenere il corteo comunque – e cominciammo a marciare. Anche se non avevamo l’approvazione della polizia, nessuno venne a fermarci. Senza violenza né arresti, continuammo a marciare insieme per la strada, e per tutto l’itinerario programmato, sorprendendo i passanti ed i residenti mentre procedevamo. Ricordo il momento in cui mi sono girata ed ho visto centinaia di persone marciare dietro di me, stupita dalla massa e dal successo della nostra azione.

La Marcia comprendeva molte persone e gruppi: la banda di tamburini anarchici Kasamba ci dava rumore e visibilità; il gruppo Esercito dei Clown, che camminava sulle stampelle e portava segni contro l’occupazione, aggiungeva un elemento di umorismo politico; il blocco anarchico ci aiutava con il loro megafono e slogan; in tutta la Marcia si vedevano bandiere bisessuali, creando una notevole visibilità bisessuale, e così pure per le bandiere transgender; si vedevano anche bandiere BDSM; e senza dubbio, il più grande blocco nel nostro corteo fu il blocco mizrahi, che portava dei cartelli sulle identità mizrahi queer ed accresceva la coscienza delle questioni mizrahi. Vedere tutte queste persone, i vari blocchi, e quest’immensa diversità fu incredibilmente potenziante e rincuorante per me.

Arrivammo al Parco Meir, dove era partito il corteo municipale, ed immediatamente ci impossessammo del palco vuoto che si erano lasciati indietro. Lilach ed io balzammo sul palco e lo ornammo con bandiere bisessuali e transgender. Prestissimo furono aggiunte altre bandiere, ed oltre alle bandiere bi e trans, il nostro palco portava anche bandiere BDSM, anarchiche, palestinesi, del Pride – e pure un ombrello [segue]

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