lunedì 12 agosto 2013

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[precede] strada, insieme con il corteo comunale ed il suo commercio, rumore, cancellazione e pinkwashing, noi decidemmo di girare a sinistra – in senso sia fisico che simbolico. Incoraggiammo diversi gruppi a marciare insieme con noi e pianificammo pure di avere un palco aperto per i discorsi.

Un’altra cosa che facemmo fu una controcampagna al comune. Quest’anno il tema del corteo comunale era “Vale la pena essere gay”, così cancellando ancora l’oppressione contro molti gruppi nella comunità e facendo il pinkwashing all’immagine di Tel Aviv per attirare i ricchi turisti maschi gay bianchi. La campagna del comune includeva molti fotoritratti di celebrità e figure pubbliche bianche maschie gay cis, con alcune lesbiche pro forma, e solo due bisessuali e due transgender – che nessuno avrebbe però potuto identificare come tali a causa del titolo di ‘gay’ – e perciò venivano tutti presunti gay o lesbiche da chiunque non li conoscesse personalmente. Noi definimmo la nostra controcampagna “Vale per chi?”, e cercammo di mettere in discussione la nozione che essere LGBTQ nella nostra società – ed a Tel Aviv – era un’esistenza senza problemi, con privilegi e valore riconosciuti. Noi contattammo vari attivisti della comunità e chiedemmo loro delle foto e dei brevi scritti sulla loro esperienza come LGBTQ, formando così un complesso mosaico di identità, esperienze, oppressione e potenziamento. Questa campagna girò su Facebook e fu un enorme successo, ricevendo dei gran giudizi positivi ed attirando ancora più gente alla nostra marcia (anche oltre la nostra audience naturale, la comunità radical queer).

La campagna ed il nostro corteo ebbero un ulteriore effetto importante sulla comunità: per la prima volta in assoluto, i funzionari del comune si rivolsero a noi per avere un rappresentante della comunità bisessuale, un cambiamento benvenuto, dacché ci eravamo abituati ad essere noi a rivolgerci a loro ed a premere su di loro ogni anno. Ma il modo in cui accadde fu meno che piacevole: appena 5 giorni prima del corteo, Yaniv Waizman emise un appello rivolto all’intera sua mailing list, sostenendo che per la ‘mancanza di cooperazione’ da parte delle comunità bisessuali e transgender, il comune aveva incontrato ‘grande difficoltà’ a procurarsi degli oratori per entrambe, e richiedeva che gliene fossero raccomandati. Inutile dire che questa era la prima volta che gli organizzatori del corteo municipale si erano presi la briga di rivolgersi ad una od all’altra delle due comunità. Ad onta di ciò, si trovò rapidamente un oratore bisessuale, e fummo orgogliosamente rappresentati da Alon Zivony. Il comune aveva inoltre trovato un oratore che per caso era transgender, ma aveva chiesto di parlare come educatrice. Ad onta della sua richiesta, lei fu però designata dal comune come la rappresentante della comunità transgender. Per fortuna, lei infine parlò dal palco delle questioni transgender. Però il comportamento del comune significava che se lei avesse davvero parlato solo come educatrice, la voce dei tansgender sarebbe stata virtualmente azzittita, dacché nessun altro sarebbe stato lì a rappresentarla.

Mancavano solo 2 giorni al nostro corteo radicale, quando la polizia decise di notificarci che rifiutava di approvarla. Le loro scuse per denegarci il nostro [segue]

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