sabato 3 agosto 2013

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[precede] Un terzo fu il secondo articolo positivo pubblicato su di noi in GoGay, scritto dall'ex capo della defunta organizzazione "Bisessuali in Israele" Daniel Hoffman, un articolo che, per molti versi, ha chiuso il mese di orrore e ci ha lasciato del tempo per riprendere fiato. In articolo intitolato "Lettera a Fritz" [Nota 42], egli scrisse:
Ti promisi di aggiornarti quando fosse avvenuto qualcosa di importante. Ed eccoci qua - ti ricordi quando ti dissi che anche la città santa di Gerusalemme aveva cominciato ad ospitare marce del Pride? Questo accadde qualche anno fa. E ricordi che ti aggiornai che per la prima volta nel 2005, anche lì marciarono degli orgogliosi bisessuali? Ora sono passati quattro anni, e la comunità si è svegliata di nuovo al suono dei bisessuali, anche questa volta a Gerusalemme. Un gruppo di attivisti ha creato il perfetto casino [mayhem] irrompendo sul palco dei discorsi, ed una di loro riesce a raggiungere il microfono, ad afferrarlo, ed a protestare l'esclusione dei bisessuali dal resto della comunità [...] Solo pochi secondi che hanno dato vita ad un temporale di parole, risposte, interpretazioni, opinioni, offese, ingiurie, adulazioni [...] Poi hanno cominciato a spuntare gli articoli di opinione. La merda [dirt] è stata lanciata da ogni possibile direzione, ed è entrata in azione la macchina cancellatrice, con risposte emotive, con risposte logiche, con abbondanza di risposte demagogiche, con fatti contraddittori e con le risposte ufficiali. Forse si è trattato di una benedizione nascosta in una maledizione? Forse il riaprire la discussione pubblica sui bisessuali è infatti la parte centrale [...]?
Oggi  la comunità bisessuale lotta da un posto di potere - lo spazio stabile rivendicato per sé. Improvvisamente puoi leggere la risposta di un lettore che accusa la comunità bisessuale di "essere aggressiva e di imporre la sua opinione sulla maggioranza." Non sapevo se ritenere questo triste, ingenuo, o felicitarmene. [...] Allora mi dicesti: "Che importa se odiano? Quando odi finisce con lo scoppiarti in faccia", e ti dissi che in ebraico è anche un gioco di parole [Nota 43]. Perché l'odio che era dentro la comunità le è scoppiato in faccia alla marcia di Gerusalemme. E dopo l'esplosione, dopo la rissa, creeremo un mondo di pace, il suono del silenzio. Se solo usassimo questo suono per ascoltare, cooperare, creare.  (Hoffman, 2009)
Mi ci vollero delle altre settimane prima che sentissi che stavo cominciando a riprendermi. Quello che accadde a Gerusalemme ebbe un profondo effetto su di me, che continua ad influenzarmi tuttora. Pensando oggi a quello che è accaduto, so che quello che mi ha fatto più male non è stata la violenza in sé (si trattava di una cosa a cui ero già abituata in varie manifestazioni e proteste), ma semmai il fatto che fosse diretta a noi da dentro la comunità - l'unico posto al mondo che noi ci aspettavamo che ci accettasse, la comunità che consideravamo nostra. Essere stata trattata così dai membri della tua stessa comunità, da un'organizzazione il cui scopo dichiarato è promuovere la comprensione, la tolleranza e la cooperazione, è essere derisa e svalutata nel modo più doloroso possibile: essere tradita dalle persone di cui ti fidi di più. [segue]

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