domenica 21 luglio 2013

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INTERLUDIO (2006-2008): INTERSEZIONI ED INTERMEZZI


Una settimana dopo l’arresto, tornammo a Gerusalemme, questa volta a Piazza Sion [mappa Google], nel centro cittadino. Quello che iniziò come una sola veglia di protesta si trasformò in una campagna lunga un anno in cui il nostro gruppo stava in piazza un’ora ogni venerdì pomeriggio, con il sole o con la pioggia, portando cartelli, sventolando bandiere, distribuendo volantini e parlando alla gente dell’importanza della marcia del Pride. Al termine di ogni veglia, eseguivamo una marcia simbolica, camminando per la strada con i nostri cartelli e le nostre bandiere. Queste veglie ebbero grande successo e divennero notissime nella comunità, a Gerusalemme ed altrove, attirando ogni settimana sempre più partecipanti. Oggi si pensa che siano stati uno dei fattori che hanno contribuito all’approvazione della marcia del Pride a Gerusalemme l’anno successivo.

Penso a tutte queste cose come ad una parte della mia storia di attivista bisessuale. Non solo perché ero coinvolta nella loro organizzazione come bisessuale, ma anche perché questo è stato il luogo ed il modo in cui ho imparato a fare l’attivista bisessuale. I metodi, l’ideologia ed il pensiero critico attivista che ho imparato attraverso il mio attivismo radicale queer sono stati la base da cui ho cominciato a calcare il terreno bisessuale. Ho imperato a guardare le strutture di potere con occhio acuto, ho imparato a criticare la normatività (etero-, omo- e bi-), ho imparato ad identificare il razzismo, il sessismo e la transfobia con una sola occhiata, anche nelle loro forme più sofisticate. Ho imparato la stretta connessione tra tutte queste cose ed il capitalismo, il nazionalismo, il fascismo, il sionismo e l’occupazione. Ho imparato qualcosa sulle gerarchie intracomunitarie e con quanta premura ‘le brave persone che lottano per i nostri diritti’ ci getteranno a mare al primo segno di guai ed al servizio dei loro propri interessi. Ho imparato qualcosa sulla violenza, l’amore, la passione ed il comando. Ho imparato la solidarietà, la rabbia e l’orgoglio. Tutte queste cose le ho prese con me nella mia politica ed attivismo bisessuale.

La politica e le idee non sono state però le uniche cose che ho acquisito. Lentamente, la comunità che si è raccolta intorno al Pink-Black Bock, e le veglie per il Pride si trasformarono in quella che poi sarebbe diventata la comunità transgender. Rimase la politica radicale, ma cambiò l’obbiettivo. Cominciammo a parlare sempre più della politica transgender, delle identità transgender, del cissessismo e della transfobia. In quel periodo, ero piuttosto coinvolta in quella comunità. Ho frequentato feste ed altre attività, ed ho partecipato ai primi blocchi transgender a Gerusalemme ed a Tel Aviv. Mi sono collegata alla politica trans gender in modo molto profondo, ed ho cominciato a leggere tanto sull’argomento, che ha trovato in me risonanza. Ma mai completamente. I testi che leggevo ed il discorso nella comunità si concentravano soprattutto sulle esperienze trans mascoline. Mi collegavo con l’idea che il genere è mutevole, con la decostruzione del binarismo di genere e con la denaturalizzazione del sesso – ma le esperienze ivi descritte non erano le mie. Non pensavo però che questo fosse anormale – la mia esperienza di bisessuale mi ha ben preparato a scostarmi di qualche centimetro appena per ‘conformarmi’ alle immagini di cui stavo leggendo e parlando [segue]

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