lunedì 29 luglio 2013

Pagina 33/57

[precede] Nella mia testa, stavo ancora cadendo, cadendo, cadendo. Mi alzai dall'erba e strillai che Stonewall era un'azione illegale, che il primo Pride dopo Stonewall fu organizzato da una bisessuale, che senza di lei non saremmo stati qui quel giorno.

Il successivo momento che ricordo mi trova seduta sull'erba, lontana dal palco, sola e piangente. Le persone di quel gruppo di attivisti non erano miei amici, né persone a cui mi sentivo vicina. Ora li avevo persi e non avevo nessun altro. Tentai di guardare, ma non potevo fare un passo. Mi sentivo come moribonda. Mi sedetti e non tentai nemmeno di muovermi o di tentare di fermare le lacrime.

I bisessuali sono il gruppo basato sull'orientamento sessuale con maggior probabilità di soffrire di depressione (Ulrich, 2011, pp. 11–12, 14, 24), e questa tendenza non mi ha certo risparmiato. Ho passato molti anni della mia vita avendo a che fare con la depressione, cosa che con il tempo mi ha reso facile identificarla, ed imparare lentamente a trattarla. Quel momento mi insegnò molto. La depressione e la bifobia ci insegnano che siamo soli. Ci insegnano che siamo senza valore. Ci insegnano che meritiamo il dolore. E mentre io ero seduta lì piangendo, io capii che questo era quello che stava accadendo, e ricordai: due settimana prima, al MESS-e-BI, Lilach mi aveva dato l'unico abbraccio della serata. Poi, quando finì il party, noi avemmo una microconversazione sugli amici ed il sostegno, e potei dire che era una bella persona. Sapevo anche che, sebbene non fossimo vicine, e non ci fossimo inontrate per molto tempo, ci piacevamo a vicenda. Presi il mio telefono e la chiamai, chiedendole dove erano lei e gli altri.

Sembra che loro fossero andati proprio accanto al palco, stando stretti insieme con le persone del blocco transgender, che ci avevano anche prestato il megafono per farci protestare dalla folla. Sedetti lì con Lilach, e ricominciai a piangere, questa volta circondata da persone a cui importava di me. Lilach mi abbracciò da un lato, ed il mio amico (ancora non lo era) Aylam Bar-Shalom mise le sue braccia accanto a me dall'alro. Devo aver pianto per 20 minuti, mentre udivo gli ospiti sul palco che lodavano la 'buona atmosfera' e dicevano quanto era bello essere lì e vedere una marcia così inclusiva.

Questa fu la prima (e finora unica) volta che un'organizzazione LGBTQ in Israele ha esercitato la violenza fisica contro degli attivisti della comunità. Fu anche il momento in cui nacque il movimento bisessuale in Israele.

Terminati i discorsi, ci separammo, solo per riunirci al party DressUP tenuto nel centro di Gerusalemme appena dopo la marcia. Io ero a pezzi. Volevo andare a casa, ma non da sola. Finii col restare tutta la notte. Lilach rimase con me tutto il tempo, abbraccandomi e confortandomi. Stavo morendo di fame, e fui grata per il chiosco di cibo vegano che gli organizzatori avevano allestito sul balcone (e, poiché non avevo denaro in tasca, mi diedero anche il cibo gratis). Gli organizzatori del DressUP ci chiamarono sul palco, dove parlammo di quello che era accaduto, e dove infine ricevemmo il sostegno che ci aspettavamo dalla comunità. Quando penso a quella serata, tutto si mostra tinto di nero e grigio, [segue]

Nessun commento:

Posta un commento