martedì 30 luglio 2013

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[precede] una bruma nevosa, la conseguenza della violenza, la necessità di stare in piedi, sorridere ed agire come se tutti fossimo ancora umani. Alcuni degli organizzatori della marcia della CAG parteciparono al party. Ogni momento fu tinto dal senso di cercare di non svenire, cercare di resistere, e resistere per appena un secondo in più, un altro ancora, e poi ancora, finché non mi riesce infine di arrivare a casa. Praticamente nessuno ricambiò il mio sguardo.

Quando arrivò il momento di Lilach, lei salì sul palco con la chitarra e dedicò a sua canzone a me. Era una canzone sull'amore e la rivoluzione, sul creare insieme il cambiamento, sull'amore, la sorellanza, la rabbia e l'orgoglio [Nota 41]. Vidi come mi guardava, il suono della sua voce e la luce nei suoi occhi, e capìi che si era innamorata di me. Anche se la nostra relazione sarebbe iniziata solo alcuni mesi dopo - qui, tra l'orgoglio, la violenza, la lotta, il dolore e la speranza - ci fu il seme del nostro amore.

Dopo una lunghissima camminata verso la macchina, tornammo a casa con un amico. Eravamo in quattro in macchina, l'ora era tarda, esausti e rovinati parlammo di politica bi. Parlammo della comunità transgender, della CAG, dei nostri sentimenti di cancellazione e di essere senza casa, parlammo della comunità bisessuale che volevamo costruire. Volevamo un luogo in cui sentirci a casa. Un posto in cui sentirci inclusi e celebrati. I bisessuali sono come le erbacce - cresciamo tra le crepe, tra i poderi, dovunque noi siamo è il posto sbagliato, siamo sempre un disturbo, sempre estirpati. Volevamo un posto in cui sentirci benvenuti. Volevamo cambiare la comunità. E volevamo cambiare la società.

Mi alzai il mattino dopo, trovando un'Internet che ronzava di discussioni su di noi e sulla nostra azione. Cominciò dai notiziari di GoGay sulla marcia, che comprendevano la nostra azione, e continuò per tutto il mese successivo con una media di due articoli la settimana, tutti che scrivevano e commentavano la nostra azione. Com'era prevedibile, la maggior parte degli articoli, e la maggioranza schiacciante delle risposte dei lettori, era negativa. Fummo accusati di ogni male immaginabile ci si potesse attribuire - violenza, aggressività, comportamento azzittente, perfino di elitismo e machismo sciovinista. Fu pubblicato un articolo di risposta da uno dei volontari alla CAG, che ci accusava di aver mentito nel racconto che avevamo fatto della storia (pubblicato da GoGay 2 settimane dopo l'incidente). Nessuno degli articoli discuteva della violenza contro di noi o delle responsabilità della CAG per l'esclusione e la violenza che avvennero. Le risposte dei lettori apparvero perfino peggiori, perché non solo ci accusavano di tutte queste cose, ma anche perché dicevano ad alta voce quello che i seriosi autori degli articoli pensavano ma non potevano permettersi di dire senza dimostrarsi bifobici: Perché i bisessuali insistono per avere un posto nella comunità? La bisessualità non esiste, i bisessuali non fanno parte della comunità, ed anche se ne facessero parte, le loro necessità sono già prese in carico dalla lotta per l'assimilazionismo gay - non esiste una bisessualità indipendente. Ancora, ed ancora, gli articoli e le risposte dei lettori tentavano di azzittirci, urgentemente e violentemente. [segue]

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