lunedì 12 agosto 2013

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[precede] comunitari come il centro LGBT, il Koala (lo spazio della Coalizione delle Donne per la Pace [Nota 55]), la CAG ed il centro femminista di Haifa Isha-Le’isha [EN, HENota 56]. Il volantino divenne subito molto popolare e creò molta coscienza comunitaria e molta discussione, oltre le nostre attese per quantità e qualità. Infatti, ne abbiamo finito le copie così presto che ora (Giugno [2011]) ci tocca ristamparlo.

ULTIMA STORIA (2011): IL PRIDE RADICALE DI TEL AVIV


Nel Maggio 2011, noi iniziammo ad organizzare una seconda Marcia radicale del Pride. Anche se l’anno precedente fui parte della marcia comunitaria del Pride, io sentii che quest’anno volevo che noi tentassimo di unire le due marce altenative e le loro prospettive, lavorando insieme anziché spaccarci in due gruppi separati. Perciò, la marcia radicale di quest’anno fu organizzata da un nuovo gruppo di persone, che comprendeva organizzatori della marcia comunitaria insieme con quelli della marcia radicale, e con una considerevole aggiunta di molte nuove persone che si erano unite a noi per la prima volta.

Quest’anno, noi decidemmo di concentrare la Marcia radicale sulle problematiche LGBTQ, ed in particolare su quelle rilevanti a Tel Aviv e nelle nostre comunità. Cercavamo di opporci al messaggio promosso dalla parata comunale del Pride, [ovvero] che Tel Aviv era un rifugio libero dall’LGBT-fobia, che ogni cosa era semplicemente fantastica, e che ora era il momento di festeggiare. Invece, cercavamo di affrontare l’oppressione sperimentata da molte persone e gruppi dentro la nostra comunità, e la nostra comune necessità di lottare per la liberazione.

Il nostro invito recitava:
L’oppressione delle diverse identità nasce da una radice unica. La Marcia Radicale offre una lotta basata sulla solidarietà tra queste identità. Il corteo radicale ti invita a marciare con la tua identità, senza bisogno di elaborarla o metterle la sordina. Noi, attivisti ed alleati LGBTQ, vediamo una base comune tra le diverse identità e la loro personale esperienza di oppressione. Noi crediamo nell’energia che si crea quando le nostre proprie mani si uniscono insieme contro tutta l’oppressione. 
Che differenza c’è con il corteo comunale? 
Il corteo comunale marcia per l’eguaglianza tra le identità, e non per la diversità reciproca. Marciare nel corteo comunale significa marciare per la lotta di assimilarsi al mainstream; perciò, se preferisci la liberazione all’eguaglianza – unisciti alla marcia radicale. Se non ti va di marciare per un altro “Absolut e Durex per il diritto al matrimonio” – sei il benvenuto.
Vedendo che l’anno prima la Marcia radicale e la Marcia comunitaria vennero tenute separatamente dalla Marcia comunale, quest’anno volemmo fare qualcosa di nuovo e diverso: decidemmo di separarci dal corteo comunale del Pride – anziché svoltare a destra ad un certo incrocio lungo la [segue]

Nota 56/58

Come a Tel Aviv, anche ad Haifa buona parte della comunità femminista radicale di sinistra è composta da donne queer.

Nota 55/58

La Coalizione delle Donne per la Pace [AR, EN, HE, RU] è un’organizzazione femminista radicale di sinistra, in cui molte donne queer sono presenti. Il loro spazio ospita laboratori, lezioni, gruppi ed altre attività comunitarie.

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[precede] più stupefatta dall’erba del previsto, e finisce con il violentare Ralph lei stessa. Così il numero sollevava interrogativi sul consenso ed i confini in un modo divertente. Aisling (Cameron) cantò una canzone sulla violenza domestica contro le donne, rimarcando la nostra necessità di difenderci anche nel setting più intimo. XEmma GoldieloX (Lilach) e Baruch in the Closet (Tal[y] – Nativa – Baruch – Drama Wozner – Shalom – Nevo) recitò una scena BDSM al suono di “Sweet Dreams” della band israeliana “The Witches = Le Streghe”, in cui una cowgirl fantastica di essere stuprata e macellata da un toro – così mettendo in evidenza la relazione tra le questioni femministe legate allo stupro e quelle dei diritti animali [Nota 53]. Ilil Ormonale (Ilil Faran) lesse delle poesie dal palco, toccando il tema della complessità del consenso parziale, nonché quello dell’apertura sessuale. Io (con lo pseudonimo di Alanis) lessi un breve scritto sulla mia esperienza in una relazione d’abuso, e poi, come risposta, cantaì “Not the Doctor”, di Alanis Morrisette, menzionando che vedevo la canzone non come la descrizione di un caso estremo di relazione anormale o malata, ma semmai l’oppressione che tutte le donne esperiscono nella nostra cultura, così come in relazione con gli uomini. REN ci diede il finale della serata, con un’esecuzione in drag di “Sing” di My Chemical Romance, rimarcando la necessità che tutte le donne – e le persone di ogni genere – si esprimano apertamente sulla violenza, lo stupro, la violenza sessuale, e le questioni del consenso. Tutto sommato, il party fu molto potente, e lo considero una notte storica ed un enorme successo. Proprio come molte nostre azioni, anche questa fu la prima del suo tipo – per quanto ne so, non c’era mai stato un evento dedicato al consenso in Israele.

Perché il messaggio si radicasse ancora di più e riecheggiasse per tutta la comunità, noi pubblicammo inoltre un volantino ufficiale di Panorama sul consenso, dal titolo “Sì vuol dire sì!”. Il volantino conteneva domande sul consenso come: “Come definisci il consenso?”, “Pensi che sia possibile fraintendere il silenzio per il consenso?”, “Comunichi con chiarezza le tue aspettative?” e “Pensi che solo gli uomini possano violentare?” Il retro del volantino tentava di spiegare il consenso, con descrizioni quali “Consenso significa comunicare”, “Consenso significa fermarti a metà di qualsiasi cosa tu stia facendo se te lo si chiede”, e “Consenso significa sentire: ‘Si! Si! Siiiiii!’” Questo era seguito poi da diversi esempi di frase, che suggerivano come tener traccia dei sentimenti del proprio partner e comunicare il consneso, come ad esempio: “Ti piace?”, “Che vuoi che facciamo”, “Come sembri quando ti dissoci?”, e “Penso che sia davvero sexy quando mi …” [Nota 54] Non distribuimmo le copie solo al party, ma ne lasciammo anche alcune al Rogata (come sempre, la nostra sede), il vicino Salon Mazal (lo stesso del 2006, ma in un’altra sede), ed in molti altri luoghi d’incontro [segue]

Nota 54/58

Se questo ti sembra familiare, è perché buona parte del volantino era basata su materiale anarcofemminista tratto dalla meravigliosa zine "Learning Good Consent = Imparare il Buon Consenso" (autore e data ignoti), nonché da altro materiale scritto dal gruppo di Philadelphia “Philly’s Pissed = Philly s’è incazzata”.

Nota 53/58

Per saperne di più sul collegamento tra femminismo e diritti animali, vedi Adams (1999).

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[precede] numeri in drag rappresentavano molestie sessuali a briglia sciolta e violenze contro le donne. Inoltre, uno degli attori in drag aveva molestato sessualmente diverse persone al party, e gli si dovette chiedere di andarsene. Sebbene il parti fosse stato altrimenti un successo, molti di noi si sentirono a disagio con quello che era accaduto, e cercavamo un modo per contrastarne il sessismo. Fu Lilach ad avere l’idea che il prossimo party avrebbe dovuto avere come tema il consenso.

Il consenso è l’idea che noi dobbiamo creare degli spazi sicuri per noi stessi per scegliere di essere (o non essere) sessuali e godere completamente della nostra sessualità (se scegliamo di farlo) senza far male a nessuno o farci male noi stessi. La parola consenso, in questo contesto, non si riferisce solo all’assenso verbale  dato ad un certo atto, ma anche all’intero processo e metodo usato per ottenere il consenso verbale, basato su fiducia, sicurezza e godimento reciproco. Questo tipo di consenso dev’essere dato liberamente, in un modo sano e sicuro, senza pressione, manipolazioni o vari trucchetti mentali. Può essere sempre revocato, in ogni momento, e consentire ad un atto non significa aver consentito ad un altro. Il metodo ed il processo del consenso includono comunicazione, negoziazione, mutuo rispetto e consapevolezza dei propri confini e di quelli del proprio partner. Significa anche cura del godimento e del benessere emotivo del tuo partner, assicurandosi che è interessato come te alle cose che stai facendo. Nel contesto di un party, consenso significa essere responsabili quando fai delle avances verso altre persone – non toccarle mai senza consenso, non fare mai commenti intrusivi, non imporre mai agli altri la propria sessualità, ed in generale creare un’atmosfera sicura che permetta alla gente di essere sessuali (o meno) al suo interno. L’idea di consenso è usata come sovversione diretta di quella che viene spesso chiamata la “cultura dello stupro” della società occidentale, una cultura che incoraggia lo stupro e la violenza contro donne, queer ed altre persone di ogni genere [Nota 51]; perciò consenso è anche creare una cultura sicura e potenziante per ognuno.

Il MESS-e-BI Consensuale avvenne il 28 Aprile, 2011, organizzato da me con l’aiuto di Cameron [Nota 52]. L’invito all’evento conteneva l’immagine di un graffito anarcofemminista che dichiarava: “Il sesso femminista è divertente”. Il sottotitolo della serata, scritto sull’invito, era: “Perché sì vuol dire sì”. Sul palco si susseguirono spettacoli con temi quali il consenso, la violenza sessuale, la violenza contro le donne, il femminismo, il BDSM, e questi comprendevano interpretazioni in drag, letture poetiche, improvvisazioni dal vivo e canzoni dal vivo. Il party, ed il suo contenuto, fu inoltre videodocumentato da Baroch Oren  dell’LGBT Community Television, un progetto online e di trasmissione tuttora in corso dell’organizzazione LGBT Sei Colori.


“Wrecking Ball = Palla da demolizione” e “Slut Machine = Macchina da troia” (Sarah Grumet ed Itay Kaplan) eseguirono un’interpretazione in drag della canzone “Little Mary Sunshine” del film Reefer Madness, una canzone umoristica in cui Little Mary Sunshine, dopo essere stata indotta da Ralph Wiley a fumare erba per renderla vulnerabile ad una violenza sessuale, è [segue]